CAMPANIA
Il Vesuvio, il vulcano di Napoli, è tra i luoghi più importanti del paesaggio, della natura e della cultura italiani.
La sua sagoma inconfondibile domina il Golfo e la città, ai suoi piedi turisti arrivati da ogni parte del mondo affollano gli scavi di Pompei e di Ercolano.
Ai piedi dei ripidi pendii del vulcano, da Portici fino a Castellammare di Stabia, si allunga la “città vesuviana” che ha progressivamente inglobato Torre Annunziata, Torre del Greco e altri centri, e ospita oggi almeno ottocentomila persone.
Sul versante interno i centri abitati sono ancora separati da campagne.
In caso di ripresa dell’attività eruttiva, però, la densità della popolazione sarà un problema molto serio.
STORIA E DESCRIZIONE
Dagli anni Novanta, il Vesuvio è tutelato da uno dei più piccoli tra i Parchi nazionali italiani.
Un’area protetta di straordinario valore, che è riuscita in alcuni casi a frenare speculazioni e inquinamento, e che ha quasi completamente eliminato l’antica piaga della caccia di frodo.
In materia di sentieri, però, il Parco nazionale del Vesuvio non ha fatto molto.
La strada più seguita per salire verso il cratere inizia da Torre del Greco o Ercolano, tocca delle imponenti colate laviche e lo splendido Osservatorio Vesuviano, costruito tra il 1841 e il 1842.
Dal posteggio dove la strada finisce, però, l’unico itinerario accessibile conduce all’orlo meridionale del cratere.
Un luogo magnifico, certamente, ma spesso estremamente affollato.
La salita al punto più alto della montagna è vietata, e le “guide” in servizio non aiutano certo i visitatori.
Per chi ama camminare, il versante più interessante del Vesuvio è quello nord-orientale, rivolto verso la pianura alluvionale del Sarno.
Dal castello di Ottaviano, sequestrato decenni fa alla camorra e che oggi ospita la sede del Parco, una stradina e poi un sentiero conducono verso la cresta dei Cognoli, sulla cinta craterica del Somma, la più antica del Vesuvio, che offre uno straordinario panorama sul “Gran Cono”.
Al ritorno si tocca la Valle dell’Inferno, rivestita da spettacolari formazioni laviche, che si estende tra il Vesuvio e la cinta craterica del Somma.
Uno dei luoghi più belli e più appartati di tutti i vulcani italiani.

QUOTA: da 510 a 1112 metri;
DILIVELLO: 680 metri;
TEMPO: 4.15 ore;
DIFFICOLTA’: E;
SEGANLETICA: pochi cartelli;
QUANDO ANDARE: tutto l’anno.
ITINERARIO
Dal centro di Ottaviano, seguendo le indicazioni per il Parco del Vesuvio, si raggiunge il castello del Principe, sede dell’area protetta, e si prosegue superando dei ristoranti fino a una sbarra (510 metri) che chiude la strada che sale verso il Vesuvio.
La si segue a piedi, sull’asfalto, in un bosco di castagni e poi di pini. Più avanti il tracciato diventa sterrato, e si alza a tornanti fino a un bivio (720 metri, 0.45 ore). È il largo Angelo Prisco, dedicato a un finanziere assassinato nel 1995 dai bracconieri.
Si continua sulla strada sterrata di destra, che si alza a mezza costa, in un rimboschimento di pini, traversando tre valloni e raggiungendo un nuovo bivio con sbarra. Ci si tiene ancora a sinistra, si sale nel bosco, e si raggiunge un ennesimo bivio (920 metri).
Si va a destra per un viottolo che presto si trasforma in sentiero, che sale tra le ginestre, supera un costone e porta a un intaglio (1040 metri) sulla cinta craterica del Monte Somma. Qui ci si affaccia sulla Valle dell’Inferno e il “Gran Cono” del Vesuvio.
Si sale a sinistra sul crinale, per pendii di lapillo instabile, aggirando degli speroni rocciosi e affacciandosi sui bizzarri torrioni della Guglia Scacchi e della Guglia Napoli.
In breve si raggiunge la vetta dei Cognoli di Ottaviano (1112 metri, 1.30 ore), un meraviglioso belvedere.
Si riparte sulla cresta opposta a quella di salita, si scavalca un’anticima e si raggiunge una selletta (1000 metri circa). Qui ci si abbassa a destra, per un pendio ghiaioso con tracce di sentiero, che porta al fondo della Valle dell’Inferno (810 metri) nei pressi di alcune formazioni di lave “a corda”.
RIFUGI E PERCORSO DI RITORNO
Si va a sinistra sul fondovalle, che lascia il posto a un altopiano lavico. Alla fine, tenendosi a sinistra, si raggiungono i ruderi del rifugio La Marca (790 metri, 1.15 ore), legato a una speculazione degli anni Settanta. Verso destra, un viottolo scende verso la Strada Matrone. Andando a sinistra, si scavalca la cresta dei Cognoli di Levante, e si continua per un viottolo che raggiunge uno spiazzo e poi un rifugio.
Per una strada sterrata più ampia si torna al bivio 720 metri. Sull’itinerario di andata si scende al punto di partenza (1.15 ore).
Chi preferisce un percorso più breve e comodo, dalla sella 1000 metri, può continuare sulla cresta dei Cognoli di Levante, superare lo Spacco della Lava e raggiungere poco più avanti la strada. In questo caso la discesa richiede 1.30 ore.