SOAVE (VR)

Nel cuore di una terra generosa, Soave ci accoglie immersa in una distesa di vigneti. L’antica e austera roccaforte appare oggi ingentilita dalle dolci atmosfere agresti che caratterizzano la fascia pedemontana del Veneto.
Soave è un borgo medievale che sorge ai piedi dei monti Lessini in provincia di Verona. Precisamente dista da Verona una ventina di chilometri in linea d’aria e si può raggiungere dall’autostrada A4 Milano – Venezia uscendo al casello di Soave San Bonifacio.
In virtù della bellezza dei suoi scorci, Soave può fregiarsi di diritto della bandiera arancione del Touring Club Italiano, un marchio assegnato alle località dell’entroterra che si distinguono per qualità dei servizi, accoglienza e bellezza delle attrattive turistiche.
Un riconoscimento che colloca Soave in un circuito ben preciso, quello del turismo di qualità e che si affianca ad altri encomi come la lista dei mille borghi più belli d’Italia e quella delle piccole città storiche del Veneto, bellezze che traggono origine da una storia antica.

CENNI STORICI

L’importanza storica del borgo deriva dalla sua posizione strategica, militarmente appetibile, nella dura lotta per il controllo del territorio.
Numerose e casate si contesero e il possesso di questa monumentale opera fortificata dai San Bonifacio, Vassalli di Federico II, a Ezzelino Da Romano, dagli Scaligeri, a cui si deve la costruzione della grande cinta muraria che circonda l’abitato, fino ai Visconti di Milano e alla Serenissima.
24 torri, tre cinte murarie concentriche a racchiudere un possente maschio, a cui si aggiunge l’ampia circonferenza merlata esterna che scende ad abbracciare tutto il borgo medioevale, questa ardita macchina bellica è unica al mondo.

IL CASTELLO DI SOAVE

L’ingresso principale del Castello di Soave munito di ponte levatoio si trova a settentrione ed è protetto dalla possente torre di San Giorgio, oltre si apre il primo cortile.
Attraversando una porta a saracinesca si accede al secondo cortile detto della Madonna vista la presenza di un bel affresco risalente al 1321.
Al terzo cortile si accede per mezzo di una porta sul cui archivolto si leggono ancora, dipinti a caratteri gotici, i nomi di uomini, condottieri e soldati a cui era affidata la difesa. E’ nel terzo cortile che si innalza ardito il possente maschio piantato su una base granitica a forma piramidale. Esso rappresentò per molti secoli l’ultimo ed estremo baluardo di difesa e fu probabilmente luogo di reclusione e tortura.
Addossata alla cinta muraria meridionale sorge la Casa del Capitano, abitazione medievale ad uso della guarnigione.
Percorriamo la bella scalinata in marmo si raggiunge la sommità del belvedere, piccolo cortile pensile racchiuso da una cortina merlata dal quale si gode un superbo panorama su Soave e sulle sue colline.

Soave, castello
Soave, castello

IL BORGO

Tanti altri sono i monumenti che arricchiscono le vie del borgo.
Dalla sommità del castello si scende in Piazza Antenna che prende il nome dall’alto pennone che vi è collocato.
Affacciato sulla piazza il bel Palazzo di Giustizia fu edificato per volere di Cansignorio Della Scala.
Leggermente successivi ma altrettanto pregevoli sono il bel Palazzo Cavalli in stile gotico – veneziano e Palazzo Scaligero, oggi sede del municipio.
A poca distanza lungo l’ampia Via Roma, sulla quale si affaccia anche la casa dove Ippolito Nievo trascorsi alcuni anni della sua infanzia, è presente la Chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo Martire.
All’interno oltre alle numerose cappelle spiccano i grandiosi affreschi del Nalin, che nel 1841 raffigurò la gloria di San Lorenzo, e l’affresco caro ai suavesi di Adolfo Mattielli dedicato a San Lorenzo Martire.

NEI DINTORNI…

Varcato il confine delle mura ci si immerge nell’atmosfera agreste dei dintorni. Oltrepassando il delizioso piccolo santuario di Santa Maria della Bassanella ci si addentra lungo le vie del Soave, prodotto principe di questo territorio.
L’economia di Soave è basata ancora oggi sull’agricoltura. Un’ agricoltura specializzata dove la viticoltura è l’attività principale.
La vite di soave è la Garganega: sono presenti molte cantine che producono questo nettare che li ha resi conosciuti in tutto il mondo. La garganega è diventata, grazie all’azione sapiente dei viticoltori locali, lo storico vino bianco simbolo del paese.
Un grande percorso di crescita qualitativa reso possibile dall’incessante attività del Consorzio e dall’istituzione del primo disciplinare di produzione, risalente al 1968.
Tra queste dolci colline la viticoltura tradizionale regna ancora incontrastata, la pergola veronese non è stata scalzata dal più moderno buio metodo di allevamento più versatile in caso di raccolta meccanica e questa vasta area coltivata a vigna restituisce un’impressione di vasto giardino.
Bellezze artistiche, paesaggio e viticoltura sono questi i cardini su cui si sostiene la forza di attrazione di questo bel borgo fortificato che forte del suo passato guarda con fiducia al futuro.

TURISMO ED ENOLOGIA

Soave negli ultimi dieci anni soprattutto ha compreso una vocazione nuova rispetto a quella prevalentemente agricola che è quella turistica.
Il turista viene a Soave certo per vedere il castello, per ammirare gli edifici legati al medioevo e anche quelli successivi, ma viene anche perché ci sono moltissime manifestazioni, legate alle associazioni che le promuovono.
E’ presente un tessuto associativo estremamente ricco e articolato per cui i fine settimana sono sempre molto animati.
La strada del vino con le sue mille deviazioni attraverso i mutevoli vigneti rappresenta il luogo migliore in cui perdersi al ritmo dolce e lento delle gite fuori porta.
La degustazione a Soave è un’oper

zione che non avviene solamente in cantina ma un’attitudine che si associa ad ogni esperienza di vita.
Il soave lo vediamo di un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli finché è giovane. Un profumo di sambuco che si ritrova in questi vini bianchi nascenti da un terreno prevalentemente di natura vulcanica ma non solo, perché ogni zona nel territorio regala un profumo diverso.
Portandolo al palato si ha la sensazione di un leggero retrogusto di mandorla amara che è quello che poi ti invita ancora bere.