Montagna fiera e maestosa. Ecco cos’è in sintesi il Parco Nazionale dello Stelvio.
Meta prediletta di alpinisti, escursionisti e amanti del buon vivere.
Guadagnare le più alte vette, ascoltare i rumori della foresta, riscoprire tradizioni e sapori genuini.
Sono solo alcune delle emozioni che colgono stupefatto il visitatore e che passo dopo passo gli rilevano una grande verità : vivere in alta quota è come tornare ai primordi del mondo.
Al Parco Nazionale dello Stelvio l’altitudine è di casa: ci si muove spesso al di sopra dei duemila metri, fino a toccare un massimo di 3905 metri sulla cima dell’Ortles.
Nei solitari ghiacciai, nelle guglie, nei laghetti alpini, nelle praterie di un verde inverosimile e negli animali che lottano per la sopravvivenza si avverte la voce di un tempo remoto.
Nei cieli è frequente scorgere l’aquila, che non a caso è il simbolo del Parco, dai boschi in autunno si leva il bramito dei cervi.
Giù, sparsi nei fondivalle e lungo i versanti delle montagne, masi e paesi.
Anche le casupole e le baite, a vederle da lontano, sembrano brani di natura appena scolpiti.
Architetture ruvide e aggraziate al tempo stesso che esprimono una mirabile sintesi di aerea leggiadria e robustezza.
Sarebbe potuta essere la prima area protetta italiana se fosse stata accolta la proposta avanzata nel 1914 da Bruno Galli-Valerio, patologo, igienista, batteriologo, alpinista, saggista e accademico italiano.
AMBIENTI DEL PARCO
L’escursione altimetrica nel Parco Nazionale dello Stelvio è notevole, si va dai 639 metri di Laces in val Venosta ai 3905 della vetta più alta.
Ciò favorisce una notevole varietà di ambienti, dai prati falciati ai pascoli d’alta quota, fino alle nevi perenni.

FLORA
Alle altitudini inferiori s’incontrano boschi di latifoglie, ma il Parco è dominato dalle foreste di conifere.
L’abete rosso sale in forma compatta fino a 1600 metri e in popolamenti sparsi anche oltre.
Il larice si spinge a quote più elevate, mentre al limite superiore del bosco alligna il pino mugo.
Ancora più su si trovano i pascoli, ricchi di specie erbacee.
Si calcola che allo Stelvio vivano più di 1200 specie di piante, fra cui alcune rare come la scarpetta di Venere o la soldanella pusilla, e circa 600 specie tra funghi, muschi e licheni.
FAUNA
Non è da meno la popolazione animale: tutta la fauna alpina è presente.
Tra gli ungulati spiccano il camoscio con oltre tremila capi e il cervo con la principale popolazione in Italia.
Assai diffuso il capriolo e anche lo stambecco è tornato in pinata stabile con oltre mille esemplari.
Comuni marmotta, volpe, ermellino e faina.
Si è affacciato l’orso, da tempo al centro di un progetto di reintroduzione nelle Alpi centrali.
Dopo oltre un secolo dalla sua scomparsa pure il lupo sta facendo ritorno in modo spontaneo.
Più sporadici finora gli avvistamenti della lince.
Simbolo del Parco è l’aquila reale, presente con più coppie nidificanti; può essere avvistata con una cera facilità nei cieli della valle dello Zebrù, della val di Rabbi e della val Martello.
Sono circa 130 le specie di uccielli presenti, in buona parte stanziali.
Si segnalano gufo reale e civetta nana fra i rapaci notturni, poi gallo cedrone, gallo forcello, francolino di monte, pernice bianca, coturnice, rampichino.
Da qualche tempo i visitatori più fortunati, alzando gli occhi al cielo, potrebbero scorgere anche la gigantesca sagoma del gipeto.

ESCURSIONI PRINCIPALI
- SENTIERO DEL LAGO D’ORO: DAL RIFUGIO FORCOLA AL PASSO DELLO STELVIO
Tempo: 3 ore;
Dislivello: 692 m;
Partenza: Rifugio Forcola (raggiungibile in seggiovia da Trafoi). - MALGA STABLASOLO – CASCATE DEL SAENT – RIFUGIO DORIGONI
Tempo: 2.30 ore;
Dislivello: 907 m;
Partenza: Parcheggio in località Coler, oppure più avanti dalle Fonti di Rabbi. - SENTIERO GLACIOLOGICO
Tempo: 6 ore;
Dislivello: 309 m;
Partenza: Rifugio albergo ghiacciaio dei Forni. - RIFUGIO MARTELLO
Tempo: 2.50 ore;
Dislivello: 560 m;
Partenza: Rifugio Genziana, sentiero n°151 segue sentiero n°150. - L’ALTA VALLE DELLO ZEBRU’
Tempo: 3 ore;
Dislivello: 1250 m;
Partenza: Niblogo, direzione Rifugio Campo. - GIRO DEI LAGHI IN VAL DE LA MARE
Tempo: 6 ore;
Dislivello: 670 m;
Partenza: Parcheggio Malga Mare, raggiungibile da Cogolo. Sentiero n° 102.

ACQUE TERMALI CURATIVE
Immerse in uno splendido scenario naturale, le acque termali di Peio sono note per le loro virtù curative sulle articolazioni, sulla circolazione linfatica e venosa, sulle vie respiratorie, sulle vie urinarie e sull’apparato gastroenterico.
Le terme, dove si pratica anche la fangoterapia, sfruttano tre sorgenti: Fonte Alpina, le cui acque leggere svolgono azione terapeutica su fegato, reni e tessuti e sono destinate anche all’imbottigliamento; Antica Fonte che possiede un alto contenuto di anidride carbonica; Nuova Fonte caratterizzata da un’elevata concentrazione in bicarbonati e dalla presenza di ioni, calcio e magnesio.
A pochi chilometri da Peio Fonti, verso la località Pian Palù, si trovano altre due antiche sorgenti di acqua ferruginosa: il Fontanino di Celentino e il Fontanino di Peio.
Anche le acque termali di Bormio sono efficaci nel trattamento di infiammazioni dell’apparato respiratorio, malattie reumatiche e dell’apparato digerente.
A incidere sull’aspetto curativo dei queste acque è anche l’elevata temperatura.
Si insinuano nel sottosuolo fino a 1000 metri, assorbendo calore per effetto del gradiente geotermico.
PRODOTTI DEL TERRITORIO
La storia di queste vallate raccontano di un’economia vitale, da secoli basata sull’allevamento dei bovini negli alpeggi d’alta quota.
Ecco allora formaggi come il bitto DOP, lo scimudìn, il grasso d’alpe, il valtellina casera DOP.
Salumi famosi, di orgine addirittura medievale, come la bresaola della Valtellina IGP o la slinzenga, fatta con i ritagli della coscia del maiale, ma anche del camoscio o del cervo.
Sul versante trentino si producono salumi affumicati come il Kaminwurza e lo speck.
Il declino delle coltivazioni cerealicole montane non ha del tutto cancellato la tradizione di preparare pani e dolci con la farina di segale o di grano saraceno che, mescolate con quelle di frumento, servono per produrre i brasciadel, la bisciola, strudel, krapfen e zelten.