PARCO NAZIONALE DELL’APPENNINO TOSCO-EMILIANO

Confine fisico ma anche culturale, questi valichi da sempre hanno diviso popoli, culture e dominazioni: dagli Etruschi ai Liguri, dai Romani ai Galli, dai Longobardi ai Bizantini.
Oggi questo prezioso spartiacque tra l’Europa continentale e il Mediterraneo è tutelato dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, 23 mila ettari distesi lungo la dorsale appenninica, tra i passi della Cisa e delle Forbici, che oggi anziché dividere uniscono territori profondamente diversi tra loro, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche climatico, facendo incontrare l’habitat della quercia e quello dell’ulivo, la tradizione del burro e quella dell’olio.
Per tre quarti in Emilia Romagna, per un quarto in Toscana, il Parco include le vette del monte Prado, del monte Cusna e dell’Alpe di Succiso e le alte valli di Parma, Enza e Secchia.
Proprio perché composto da luoghi e territori differenti tra loro per clima, geologia, vegetazione e paesaggio, il Parco nazionale non è facilmente riconoscibile come sistema geografico circoscritto.

“PORTE” DEL PARCO

Per facilitarne la fruizione turistica da parte dei visitatori, è stato ideato un sistema di “porte“, ovvero spazi di sosta e informazione, presso punti panoramici in corrispondenza delle principali strada di accesso al Parco, di emergenze ambientali, storiche e religiose di particolar pregio nei principali passi.
Altre “porte”, ancora, consistono in spazi didattici e informativi, ovvero in centri significativi delle più rilevanti attività economiche e sociali.
Si passa così dalla porta degli antichi borghi, in Lunigiana, a quella dei Castelli, tra Appennino e Apuane, da quella dei Gessi, nel greto del Secchia, in uno scenario primordiale, a quella del Parmigiano Reggiano che, con le verdi foraggere, disegna le terre agrarie del versante settentrionale.
E poi ancora la porta delle pievi e dei pellegrini, lungo il cammino della Via Francigena, quella della poesia, oppure dell’acqua e dell’energia; la porta dello Sparavalle, balcone panoramico presso lo spartiacque tra i fiumi Enza e Secchia, o quella di Bismantova, che segna la celebre Pietra, antica come le sue rocce calcaree che hanno venti milioni di anni e si elevano per quasi duecento metri dall’alta collina reggiana.
Nel 2015 l’Appennino Tosco-Emiliano è entrato a far parte delle riserve “Uomo e Biosfera” MaB Unesco con una missione: “Prendersi cura dell’Appenino”, un territorio la cui attrattività non è condensata in un singolo elemento eccezionale, ma è nell’insieme equilibrato di valori naturali e valori umani.
Il principio di un rinnovato futuro per una storia millenaria.

Parco Appennino Tosco-Emiliano

FLORA DEL PARCO

Il paesaggio tipico del Parco Nazionale dell’Appenino Tosco-Emiliano è quello della media montagna.
Dalle cime dei rilievi si aprono vasti panorami su praterie e brughiere.
Appena sotto, i versanti sono ricoperti di foreste, fitte faggete e boschi di conifere attraversati da impetuosi corsi d’acqua che hanno favorito la formazione di laghetti e torbiere.
Queste ultime ospitano numerose specie botaniche, fra le più interessanti si segnala la Drosera rotundifolia, una pianta carnivora che integra la propria dieta con piccoli insetti catturati grazie alle papille appiccicose presenti sulle foglie.
La varietà floristica è ovunque consistente.
Comprende specie endemiche, artico-alpine, mediterranee, oltre a numerosi rettili glaciali e specie rare come la primula appenninica, il salice erbaceo, la silene di Svezia.
Via via che ci si abbassa di quota s’incontrano castagneti e boschi misti, che a loro volta cedono spazio a campi coltivati e a piccoli centri abitati.
I borghi a onore del vero sono pochi, il territorio piuttosto accidentato e i lunghi inverni non hanno favorito gli insediamenti.

FAUNA DEL PARCO

Di contro, proprio la vastità del territorio, la varietà di ambienti e la scarsa presenza dell’uomo fanno si che la fauna appenninica sia rappresentata quasi nella sua totalità.
Il lupo è ormai presenza stabile da tempo fra le valli del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, grazie alla mancanza di evidenti fattori di disturbo e alla nutrita popolazione di cervi, caprioli, cinghiali e anche daini e mufloni, quest’ultimi introdotti dall’uomo.
Per via del suo comportamento elusivo non è comunque facile riuscire ad osservare il predatore.
Nei fiumi si segnalano altre due preziose presenze, la lontra e il merlo acquaiolo.
Fra le molteplici specie di uccelli spiccano aquila reale, astore, falco pecchiaiolo, falco pellegrino e gufo reale.
Sulle alte praterie vivono il merlo dal collare e il sordone, entrambi poco comuni.

Parco Appennino Tosco-Emiliano

ALCUNE ESCURSIONI

  • PANIA DI CORFINO
    Tempo: 5.30 ore;
    Dislivello: 790 m;
    Partenza: Corfino.
  • PIETRA DI BISMANTOVA
    Tempo: 2.30 ore;
    Dislivello: 280m;
    Partenza: piazzale Dante (base della parete SE della Pietra).
  • LAGO SANTO
    Tempo: 2 ore;
    Dislivello: 250 m;
    Partenza: Piana dei Lagdei.
  • LAGHI DEL SILLARA
    Tempo: 7 ore;
    Dislivello: 750m;
    Partenza: Prato Spilla.
  • MONTE ACUTO
    Tempo: 4 ore;
    Dislivello: 650m;
    Partenza: Passo del Lagastrello.

I PRODOTTI DEL TERRITORIO

Situato tra due regioni ricchissime di prodotti tipici, il territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ne presenta una trentina tra quelli a marchio DOP, IGP, PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) e quelli dei Presidi Slow Food.
Oltre al Parmigiano Reggiano e al prosciutto di Parma, ricordiamo preziosi salumi, come il Biroldo e la Mondiola della Garfagnara, la spalla cotta di Filattiera, il lardo di Colonnata, la pancetta Caanusina.
Poi la cipolla di Treschietto, lo zafferano del Ventasso e dolci particolari come la Spongata di Corniglio, la cui esistenza risale agli antichi Romani.
La pasta viene avvolta intorno al ripieno a mano, con una tecnica chiamata “far su”, secondo antiche e segrete ricette che le famiglie si tramandano da generazioni