
Il lungo isolamento degli orsi dell’Appennino, separati da quelli delle Alpi, ha fatto emergere nei primi differenze così apprezzabili da farli classificare come una nuova sottospecie.
L’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) è oggi uno degli ospiti più preziosi dell’Appennino, che merita particolare protezione, perchè si contano in totale poco più di 50 individui.
Più piccoli dei loro simili alpini (solo 200-250 Kg, contro i 300-400 Kg), questi orsi hanno una dieta in gran parte vegetariana e, nei mesi autunnali, si spingono nei frutteti del fondovalle per raccogliere le mele cadute al suolo.
Incontrare i pochi plantigradi presenti richiede un pò di fortuna, ma è comunque possibile nell’area di Pescasseroli grazie a una serie di escursioni organizzate in totale sicurezza da guide locali, con la collaborazione del Parco.
L’Appennino centrale offre vastissime aree potenzialmente idonee all’orso e, in particolare, è denso di grande aree protette, come ad esempio i Parchi Nazionali della Maiella e del Gran Sasso, dove infatti qualche orso è già arrivato affrontando due ostacoli importanti: l’ambiente da attraversare e la biologia stessa dell’orso.
Uscendo dal Parco, l’orso non trova le condizioni ambientali nè l’accoglienza da parte delle popolazioni umane necessarie ad una vita pacifica.
Gli incidenti stradali, la tentazione di pollai poco protetti, il disturbo delle battute di caccia sono tutti fattori che limitano il successo degli orsi che si spingono fuori Parco.
FATTORE BIOLOGICO
Un orso colonizza nuove aree in due modi diversi a seconda del sesso: una femmina si sposta appena quel tanto che serve per giungere alla prima area libera adiacente all’area di “nascita” spesso poco sicura, un maschio invece si sposta facilmente di molte decine di chilometri riuscendo ad arrivare da solo in ambienti sicuri e idonei con lo svantaggio però di non riuscire a trovare un’altra femmina e contribuire alla crescita della popolazione.
Per aiutare l’orso ad espandersi in tutta sicurezza è quindi necessario mantenere idonee e sicure diverse aree di connessione tra il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e le altre aree potenziali dell’Appennino centrale.