OASI ZEGNA


L’Oasi Zegna è un’area naturalistica del gruppo Zegna, in provincia di Biella, istituita nel 1993 e che dal 2014 è il primo bene privato patrocinato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano). Le sue radici risalgono agli anni 30 quando l’imprenditore Ermenegildo Zegna fondatore del gruppo Zegna si dedicò alla forestazione delle pendici della montagna con oltre 500 mila tra conifere, rododendri, e ortensie per consentire a tutti di beneficiare di questo ambiente naturale montano.

Oasi Zegna
Oasi Zegna

OASI ZEGNA – STORIA

Il sodalizio della famiglia Zegna con il FAI risale al 1987 quando i fratelli Angelo e Aldo partecipano alla fondazione del gruppo di mecenati i 200 del FAI. Nei primi
anni 2000 il FAI e la fondazione Zegna lavorano fianco a fianco nella realizzazione di tanti progetti comuni volti a salvaguardare l’ambiente e promuovere una cultura della sostenibilità come risposta concreta alle emergenze del pianeta.

PROGETTI

Possiamo citare il progetto di riqualificazione e valorizzazione ambientale dell’area naturalistica di Punta Mesco all’interno del Parco delle Cinque Terre con il recupero degli edifici rurali di case
Lovara
che sono diventate un vero e proprio modello e laboratorio di sostenibilità.
Con questo l’istituzione dal 2014 della Giornata del Panorama, un appuntamento speciale per stimolare all’osservazione e alla compressione del rapporto uomo e natura. L’appuntamento è stato anche l’occasione per conferire all’Oasi Zegna il Patrocinio del FAI come esempio di buone pratiche attuate nel tempo in linea con gli ideali e la missione della fondazione.
L’ultimo dei tanti progetti di Fondazione Zegna che rappresenta un importante e significativo contributo nella grande azione di contrasto all’emergenza climatica e soprattutto valorizzazione del nostro patrimonio naturale e biologico è il progetto Zegna Forest con il quale ci si prende cura della montagna e dei suoi boschi. Oggi sappiamo che la natura è un grosso patrimonio che ci dà la vita non solo per la nostra generazione ma da la vita anche alle generazioni future.

Ecco perché dobbiamo intervenire non domani ma oggi stesso. Il cambiamento climatico, l’alternanza del ritmo delle stagioni, l’aumento della temperatura globale e l’arrivo di nuovi agenti patogeni mai visti prima richiede un intervento immediato. Un posto di 90 anni ha subito naturalmente gli effetti dei cambiamenti climatici che negli ultimi 50 anni significano un aumento delle temperature di circa due gradi nelle zone di media montagna. E’ come se il bosco dovesse trasferirsi ad un’altitudine 400 metri più in alto di dove si trova oggi e questo naturalmente non è possibile ma ci fa capire l’impatto che il bosco sta subendo e come alcune specie che allora erano a loro agio, oggi non sono più felici.

Oasi Zegna
Oasi Zegna

I BOSCHI

I boschi dell’Oasi Zegna hanno un’altra caratteristica sono quasi tutti coetanei e monospecifici. Coetanei perché hanno tutti la stessa età e la stessa altezza e monospecifici significa che sono quasi tutti della stessa specie.
Quando arriva un agente patogeno, un insettino, il bostrico e inizia ad attaccare una pianta, immediatamente tutto il posto di conifere viene compromesso.
Un intervento sul bosco diventa urgente e necessario.
Oggi siamo abituati a pensare che un investimento abbia dei tempi di ritorno molto brevi. In effetti non è così per il bosco richiede anni e tantissima pazienza. I tempi della natura non sono i tempi dell’uomo ma l’uomo ha bisogno della natura.
Senza la natura noi non potremo sopravvivere e prendendoci cura dei boschi e del pianeta ci prendiamo cura della nostra umanità.

L’impegno della Fondazione Zegna prosegue con un’ altro progetto riferito a boschi di conifere ancora per i prossimi 10-15 anni perché il bosco è grande e ha bisogno di tanta cura.
Dopodiché si conserva con interventi di manutenzione per i prossimi cent’anni.
Il paesaggio dell’Oasi Zegna, come quello di gran parte delle Alpi, non è un ambiente naturale e selvaggio ma è un enorme e meraviglioso manufatto. Foreste, praterie, alpeggi e corsi d’acqua sono componenti di un paesaggio che l’uomo ha costruito e modificato nel tempo per le proprie esigenze.

CENNI STORICI E MODERNI

I boschi dell’Oasi Zegna sono boschi che sono stati creati, utilizzati e gestiti dall’uomo. Negli ultimi 100 anni l’Oasi Zegna è stata oggetto di un enorme progetto di rimboschimento per preservare il suolo dalle frane, dall’erosione e migliorare la capacità di trattenere l’acqua.
Negli archivi Zegna sono stati trovati documenti dove già si parlava di biodiversità ed ecologia.
I rimboschimenti di abete rosso, fatti secondo le tecniche di impianto dell’epoca sono monospecifici, molto fitti, coetanei e monoplani cioè tutte le piante sono alte uguali. Questo comporta un enorme fragilità di fronte a qualunque evento si possa presentare, come se avessero le difese immunitarie abbassate.
I boschi artificiali delle alpi e quindi anche dell’Oasi Zegna sono sempre più soggetti a danni per eventi meteorici, per il fuoco o anche per attacchi parassitari.
Con il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura rispetto a quella del momento della piantumazione, alcune specie ritenute adatte si trovano ormai al di fuori dell’habitat naturale.
Non essendo un bosco naturale è quindi ora di intervenire.

Oasi Zegna
Oasi Zegna

POSSIBILI INTERVENTI

Bisognerebbe ricostruire un popolamento che sia il più naturale possibile diversificato nelle specie, nella struttura, nell’età, per aumentare la resilienza e la resistenza e per garantirgli un futuro. In questo modo qualunque evento possa capitare non sarà in grado di incidere su tutta la superficie in modo che una parte del bosco continuerà comunque a vivere perpetuarsi.
E’ stata fatta una pianificazione decennale graduale: si abbattono gli alberi malati o pericolosi e si creano nuove aperture nel bosco. Il legname abbattuto potrebbe essere fonte di patogeni quindi viene rimosso e recuperato ad uso energetico. Solo una piccola parte viene lasciata a terra per proteggere il suolo dall’erosione ed aumentare la necromassa cioè la materia organica a terra.
Nelle aperture create vengono introdotti nuovi alberi come faggi, querce, carpini e le nuove specie sono più adatte alla quota e al clima e servono per diversificare il bosco ed aumentarne la biodiversità.

E DI CONSEGUENZA…

L’effetto che si ottiene è immediato. Il bosco torna a vivere, l’aria circola nuovamente e la luce raggiunge il suolo nelle radure portando nuova vita.
Non bisogna poi dimenticare che un miglioramento della crescita aumenta la capacità di assorbimento della CO2 e quindi si continuerà a piantare alberi, non sarà un gesto solitario ma un gesto corale.
Non bisogna dimenticare che la cura della natura e del paesaggio ha un effetto contagioso ed è l’unico contagio di cui in questo momento abbiamo veramente bisogno. Piantare nuovi alberi e generare nuova vita e nuova natura.
Una linea di vita da nord a sud che speriamo possa sempre più arricchirsi di iniziative analoghe imitate da privati, aziende e istituzioni tutte orientate a migliorare e recuperare quel rapporto con la natura che a un certo punto l’uomo ha interrotto.