«La caverna, a cui si giunge traversando un assai ripido pendio di rocce, è a circa 1410 metri sul mare, in una piccola insenatura, poco più in là la montagna piega bruscamente a nord tra precipizi e abissi di centinaia di metri. Per calare nel fondo basta aver un buon canapo da assicurare a un ceppo d’acera che è davanti all’apertura del pozzo. Chi però non si sentisse in forze o non credesse di affidarsi ai propri polsi potrebbe farsi legare, o scendere a cavallo su di un asse, come più di una volta si è fatto coi non pratici che mi hanno accompagnato in queste escursioni sotterranee».
Così, nel 1891, il fabrianese Giovan Battista Miliani descriveva sul Bollettino del Club Alpino Italiano l’avvicinamento e la discesa nella Grotta di Monte Cucco, alla cui esplorazione si era dedicato per otto anni.
Uomo avventuroso e appassionato di scienza, oltre che celebre industriale della carta, Miliani scoprì nella grotta le ossa di vari mammiferi preistorici a iniziare dall’Ursus spaeleaus, l’orso delle caverne, e firme incise nella roccia da visitatori che si erano avventurati nella caverna già nel Cinquecento.
Il “buon canapo” di Miliani, però, non poteva bastare per spingersi al di là dello spettacolare Salone Margherita, e avventurarsi nei pozzi della parte successiva della grotta, che sono stati esplorati a partire dal 1967 dagli speleologi di Perugia.
Il fondo della grotta è a -922 metri dall’ingresso, e l’interesse speleologico del massiccio è completato da cavità meno importanti come la Buca di Faggeto Tondo e la Buca della Valcella.
Completano lo spettacolo offerto dal Monte Cucco le pareti di roccia e le forre della Valle delle Prigioni e di Riofreddo, le splendide faggete del versante settentrionale e il ripido e selvaggio versante che si affaccia su Sassoferrato e Fabriano, nelle Marche.
FAUNA PRESENTE
Oltre al lupo, che percorre l’Appennino nei suoi spostamenti in cerca di cibo, sono presenti sul massiccio, protetto da decenni da un Parco regionale dell’Umbria, la volpe, lo scoiattolo, il tasso, la martora, la donnola e il ghiro. L’aquila reale, che nidifica sul Monte Catria, si spinge fin qui nelle sue battute di caccia.
Più facili da osservare sono il gheppio, il falco pellegrino e la poiana.
IL SENTIERO
Il sentiero che inizia dal Pian delle Macinare e raggiunge la vetta per la solitaria Val Rachena offre un percorso breve e panoramico, privo di difficoltà in condizioni estive.
Il tratto sulla cresta è piuttosto aereo, e richiede di tenere sotto stretto controllo i bambini. In presenza di neve o ghiaccio, le creste del Monte Cucco sono riservate ad alpinisti attrezzati con piccozza e ramponi.

QUOTA: da 1134 a 1566 metri;
DISLIVELLO: 430 metri;
TEMPO: 3.15 ore;
DIFFICOLTA’: E;
SEGNALETICA: giallo-rossa 2, 14 e 1;
QUANDO ANDARE: da maggio a ottobre.
ITINERARIO
Da Scheggia, sulla via Flaminia, si segue in auto la lunga e panoramica strada che sale al Pian delle Macinare (1134 metri), ai piedi del versante settentrionale del Monte Cucco.
Si parcheggia accanto a un rifugio che in estate offre servizio di bar-ristorante.
Sulla destra della strada un cartello indica l’inizio del sentiero che sale nella faggeta della Val Rachena.
All’uscita dal bosco il sentiero piega a sinistra, e sale a mezza costa fino a toccare (1460 metri) la cresta nord della montagna.
Verso destra, sul crinale, si raggiunge la vetta (1566 metri, 1.15 ore), ottimo belvedere in tutte le direzioni.
DISCESA DALLA CIMA
Si ridiscende per lo stesso itinerario, si piega a destra al primo bivio, e si scende a tornanti per un ripido costone di roccia ed erba fino all’imbocco della Grotta di Monte Cucco (1390 metri, 0.30 ore).
Dopo un’occhiata dall’esterno al primo pozzo dell’antro, protetto da una cancellata, si segue il viottolo a mezza costa che si dirige verso sud e lascia il posto alla sterrata che raggiunge i pascoli del Pian di Monte (1190 metri), frequentato per il decollo e l’atterraggio di deltaplani eparapendii e raggiunto da una strada sterrata che sale dagli alberghi di Val di Ranco.
Dal punto di decollo si segue la strada per qualche centinaio di metri, aggirando il Colle gli Scogli.
Dove il tracciato piega a destra, si riprende a scendere a sinistra per il sentiero (segnavia 2), che segue un crinale erboso e riporta (1120 metri) a una strada sterrata a mezza costa. Si continua a sinistra sulla strada sterrata, che aggira un crinale e si abbassa nel bosco fino alla Fonte Acqua Fredda (1011 metri, 0.30 ore), in un profondo vallone.
Si continua a mezza costa, per un sentiero segnato che aggira un altro crinale e traversa in una fitta faggeta ai piedi del roccioso versante orientale della montagna.
Lasciati a destra due sentieri segnati che scendono al canyon di Riofreddo, si sale fino a riaffacciarsi sul Piano delle Macinare.
In breve si torna alla strada e al rifugio (0.45 ore).