Nel cuore delle Dolomiti Friulane si alza una delle guglie più bizzarre delle Alpi.
È il Campanile di Val Montanaia, al centro di un solitario vallone, al quale una fascia di strapiombi gli dà la forma di un missile.
È stato definito «il monte più illogico», «il disperato anelito della terra verso il cielo» o «l’urlo pietrificato di un dannato».
Nonostante la sua eleganza, il Campanile è in fondo una piccola montagna.
I 2173 metri della vetta lo pongono al di sotto della Cima Toro, della Cima Monfalcòn di Montanaia e delle altre vette vicine.
LA SCALATA AL CAMPANILE
A tentare per primi la scalata al Campanile, nel 1902, sono i triestini Napoleone Cozzi e Alberto Zanutti.
«La Val Montanaia ha una fisionomia feroce, si direbbe che l’immane tristezza, il terrore che infonde con i suoi lugubri paesaggi siano le prime armi a difesa del truce monumento che custodisce», annota Cozzi.
Una fessura, oggi valutata di quinto grado inferiore, conduce i triestini alla base di grandi strapiombi, dove devono rinunciare.
Dieci giorni dopo gli austriaci Viktor Wolf von Glanvell e Gunther von Saar superano la fessura, si spostano a sinistra su una cengia impressionante ma facile, poi raggiungono delle rocce più facili e la vetta.
Nel 1906 Tita Piaz, guida della Valle di Fassa, raggiunge la vetta con quattro clienti, e scende verso nord con una corda doppia di trentasette
metri, in parte nel vuoto.
Un exploit normale con le corde e i solidi ancoraggi di oggi, ma che sembra una follia ai contemporanei.
CURIOSITA’
Nel 1926, sul Campanile viene collocata una campana.
La strapiombante parete Est viene vinta nel 1955 da Spiro Dalla Porta Xydias e Pino Cetin. Negli anni Sessanta viene installato il bivacco Perugini.
Nel 1996 nasce il Parco delle Dolomiti Friulane. Negli ultimi decenni, l’immagine del Campanile si lega a quella di Mauro Corona.
Nato a Erto, in vista della diga del Vajont, questo alpinista con all’attivo oltre duecento vie nuove diventa celebre come scultore in legno e scrittore.
Sul Campanile Corona sale decine di volte, apre tre vie nuove. «Occorre essere tutt’uno con la roccia… entrare nella sua conformazione “lucertolando” tra gli strapiombi», scrive.
La sua figura scontrosa ma all’unisono con la montagna selvaggia si sposa bene con quella di una cima remota e avvolta da un alone di mistero.

QUOTA: da 1200 a 2060 metri
DISLIVELLO: 860 metri
TEMPO: 3.45 ore
DIFFICOLTA’: E
SEGNALETICA: bianco-rossa 353
QUANDO ANDARE: da giugno a ottobre
IL PERCORSO
Da Cimolàis si segue la lunga (13 chilometri) strada, in parte asfaltata e in parte sterrata, a pagamento nelle settimane centrali dell’estate, che risale la Val Cimoliana, e s’inoltra nel cuore delle Dolomiti Friulane attraversando vari greti ghiaiosi.
Dal posteggio dove la strada finisce (1200 metri) si sale in pochi minuti, per un viottolo segnato, all’accogliente rifugio Pordenone (1249 metri), gestito da giugno a fine settembre.
Si riparte sul sentiero (segnavia 353), sistemato da qualche anno dal Parco delle Dolomiti Friulane, che sale a tornanti nella faggeta, traversa a mezza costa e raggiunge le ghiaie della Val Montanaia.
Più avanti il tracciato sale sulla sinistra del torrente, supera delle ghiaie mobili e faticose (in questo tratto per orientarsi sono utili anche gli ometti di pietra), e raggiunge il punto (1727 metri, 1.15 ore) dove il vallone si stringe e appare l’inconfondibile sagoma del Campanile.
Si costeggiano delle pareti verticali, ci si alza in uno strettissimo impluvio, poi si esce a sinistra in un ripido bosco di larici dove il sentiero è stato ben ricostruito dal personale del Parco dopo una serie di frane.
Un’alternanza di diagonali e tornanti porta a un bel pianoro ai piedi del Campanile.

DIRAMAZIONI DEL SENTIERO
Altre svolte del sentiero portano allo spiazzo ghiaioso (1950 metri), affiancato da muretti a secco dove si stacca a sinistra il sentierino per l’attacco della via normale di salita. Si continua per una lunga rampa sassosa fino al dosso erboso a monte del Campanile, dove sorge il piccolo bivacco Perugini (2060 metri, 1 ora), in cattive condizioni.
Questa piccola e preziosa struttura, di proprietà della sezione xxx Ottobre di Trieste del CAI, ha dato riparo a generazioni di alpinisti.
Si parla però, da anni, di un suo possibile smantellamento.
Vale la pena di proseguire brevemente l’escursione sul dosso erboso a monte del bivacco, lungo il sentiero che s’inerpica verso Forcella Cimoliana e Forcella Segnata.
Nella zona è facile avvistare i camosci.
La discesa dal bivacco Perugini e dalla base del Campanile di Val Montanaia al rifugio Pordenone e alla strada richiede 1.30 ore.