Nonostante un’agricoltura fiorente oggi non ci sono grandi fium in Puglia eppure è stata proprio l’acqua a disegnare e a modellare il territorio con i torrenti che nel corso dei millenni hanno scavato dei canaloni detti Gravine. La cittadina, abbastanza famosa, di Gravina in Puglia deve il suo nome proprio dal fatto che sorge ai lati di uno di questi grandi canaloni e qui si percepisce molto bene l’importanza dell’acqua che non solo ha scavato il territorio ma ha da sempre rappresentato una ricchezza raccogliere centellinare in grandi cisterne sotto le case, non a caso questa cittadina è chiamata anche la città dell’acqua e della pietra.
Oltre all’acqua delle cisterne e a quella del piccolo fiume in fondo alla gola, Gravina in Puglia riceveva questo prezioso liquido da un’altra fonte, si tratta di tre sorgenti a nord della città dall’altra parte della gola che immettevano quest’acqua in una vasca di decantazione proprio accanto al Santuario della Madonna della Stella che si trova dove si vede una torre campanaria. Da lì l’acqua partiva grazie a un canale, “saltava” la gola grazie a un elegantissimo ponte acquedotto e arrivava a una vasca proprio sotto le antiche mura della città . Gli abitanti la usavano per tutte le necessità quotidiane.

Fin dall’età neolitica questa zona è stata abitata ma sul versante opposto a quello dove oggi sorge la città è l’antico nucleo infatti si trova sulla cosiddetta collina di Botromagno, un area di oltre 400 ettari ancora in fase di studio e di valorizzazione. La città venne poi colonizzata e ampliata dai greci e diventò un importante città al punto tale che coniava addirittura una propria moneta. In seguito con i romani la città prese il nome di Silvium e diventò un importante tappa sulla via Appia, la strada che da Roma portava a Brindisi, dove poi ci si imbarcava per l’oriente.
Sono tante le grotte scavate nelle pareti, pensate che sono stati recensiti almeno un’ottantina di siti rupestri, ognuno con più grotte. Una parte della spiegazione stà nel fatto che questa roccia è facile da scavare, chiamata impropriamente tufo, in realtà è un calcaree e si riesce a lavorare e a scavare dentro con una certa facilità , così hanno fatto per tante generazioni. Famosa è la Grotta delle Sette Camere perché in effetti ci sono 7 ambienti tutti collegati tra loro.
Alcuni oggetti ci raccontano la storia di questi luoghi come dei vasi e delle ceramiche che risalgono al VI secolo a.c. e probabilmente si possono notare sui tavoli dentro le case della popolazione che viveva qui. Gli oggetti più importanti sono esposti nel Museo della Fondazione Pomarici Santomasi e non ci raccontano soltanto il passaggio nel tempo da una cultura un’altra ma anche soprattutto una vita quotidiana. In quell’epoca c’era poca luce e le lucerne erano quelle che vi permettevano di illuminare con una luce fioca i vari ambienti, ambienti dove delle donne intente a tessera.
Queste grotte sono state frequentate continuamente nell’arco dei secoli, anche col passaggio delle varie culture. A volte venivano abitate e altre volte invece servivano come rifugio soprattutto magari con arrivo di invasori come nel caso dei vandali nel 456 d.c. o altre volte erano un luogo frequentato soprattutto in concomitanza con il periodo della lavorazione del vino e dell’olio, per mettere i frutti della terra o anche riporre gli attrezzi di lavoro magari anche le greggi. Insomma questo è stato un luogo che ha visto la vita continuamente anche quando poi l’abitato nell’area di Botromagno in realtà ha cessato di esistere e la popolazione si è spostata sull’altro versante di questa gola dando origine a Gravina.

Sul versante opposto, è presente la Chiesa rupestre di San Michele delle Grotte, una delle Chiese rupestri più antica. Anche questa non nasce probabilmente subito come Chiesa ma come, inizialmente, un rifugio o un’abitazione che poi è stata successivamente ampliata fino a raggiungere questo aspetto davvero sorprendente. Una Chiesa a cinque navate, alcune porzioni sono state interamente scolpite altre porzioni invece sono state costruite in muratura ma l’impatto generale è veramente sorprendente e dovete immaginare tutti questi ambienti completamente ricoperti con affreschi bizantini. Ovviamente tutto è andato perduto nel corso dei secoli per l’incuria, per l’abbandono, per le devastazioni, anche per i furti.
Il culto di San Michele Arcangelo è un culto non veramente diffuso e nasce proprio qui in puglia anzi nell’area del Gargano a Monte Sant’Angelo e da lì poi si è diffuso in tutta Europa passando da un Santuario a un altro fino ad arrivare a uno dei Santuari più famosi Mont Saint Michel in Normandia e a diffondere questo culto inizialmente sono stati certamente i longobardi che identificavano San Michele Arcangelo con il loro dio Odino protettore degli Dei e degli eroi.
Oltre la cancellata della Chiesa rupestre si materializza una visione agghiacciante: centinaia e centinaia di resti umani accumulati. Probabilmente è un ossario della Chiesa di Gravina in Puglia che poi è stato trasferito lì, ma secondo la tradizione popolare sarebbero i resti di un eccidio. In effetti nel 999 d.c., poco prima dell’anno mille, Gravina in Puglia si ribellò ai Bizantini (il loro capo si chiamava Teofilatto) e i Bizantini reagirono e per catturare Teofilatto venne compiuto un eccidio degli abitanti di Gravina in Puglia e più o meno questa situazione deve ricordare proprio lo scempio di uccisioni che sono state perpetrate.
Gravina in Puglia fu quindi dominata dai Bizantini e dopo di loro vennero i Normanni e dopo Svevi, Angioini e Aragonesi cioè gli spagnoli. E proprio gli Aragonesi comandarono qui attraverso gli Orsini. Gli Orsini fù una famiglia della città che dominò Gravina in Puglia per quasi mezzo millennio tanto da cambiare molto: venne abbellita con dei palazzi e delle architetture notevoli e soprattutto cambiò di posizione, da un lato della Gravina venne spostato all’altro.

Oggi tutto questo viene riscoperto e rivalorizzato grazie al lavoro di associazioni, di volontari che pazientemente stanno effettivamente riproponendoci questa antica storia di Gravina in Puglia in modo anche da dargli un futuro.