Parco del Gran Sasso: Tra Cime e Nuvole

Fiscellus Mons, monte Ombelico, a chiamarlo così per la sua posizione furono gli antichi Romani.
Il Gran Sasso d’Italia domina un orizzonte vastissimo: dal Corno Grande, che con i suoi 2912 metri è la vetta più alta dell’Appennino, è possibile vedere due mari, Tirreno e Adriatico.
Francesco De Marchi, pioniere dell’alpinismo, quando giunse in cima nel 1573 scrisse: “pareva che io fussi in aria perchè tutti gli altissimi monti che gli sono appresso erano molto più bassi di questo”.
L’impotente massiccio è formato da due catene parallele, riunite al centro da rilievi trasversali tra cui spicca Campo Imperatore.
Lungo km e largo fino a 7 è

l’altopiano più famoso d’Italia.
Uno scenario unico, che chiunque ha visto almeno una volta, pure se non c’è mai stato.
Appare in molti film – impossibile elencarli tutti -, tra i più noti ricordiamo Serafino, Lo chiamavano Trinità, Amici miei Atto II, Francesco, Il sole anche di notte, Così è la vita.
E’ un luogo arcaico dove la vita sembra immutabile.
Invece di sotria ne è passata, eccome.
partendo dell’antico popolo italico dei Vestini e passandi per i Normanni che aprirono i tratturi.

IL PARCO

Dal 1995 il Gran Sasso è riunito in un Parco nazionale con i Monti della Laga.
Questi ultimi sono rilievi carichidi leggende, una di esse narra del transito di Annibale con i suoi elefanti.
Un angolo d’Italia forse meno noto, che sembra uscito dalla fantasia di uno scenografico sedotto dell’acqua.
I giochi d’acqua sui salti rocciosi, tra ripidi torrenti, sono il lato peculiare del paesaggio.
Le rocce della Laga, infatti, sono costituite da arenarie impermeabili: le acque sono quindi costrette a restare in superficie, modellando rocce e pendii.
Nell’agosto del 2016 il terremoto ha duramente colpito la parte nord-orientale dell’area protetta.
L’Ente Parco ha assunto all’istante un ruolo attivo nella ricostruzione, mettendo a disposizione le proprie competenze e le conoscenze del territorio e delle sue specificità ambientali, culturali e antropologiche.
Questi sono luoghi dove ogni cosa appare sensazionale (qui sopravvive il ghiacciaio più meridionale d’Europa) e dove tutto sembra avere un nuovo inizio.
Dal 1985 nelle viscere del massiccio sono ospitati tutti i Laboratori dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare, utilizzati da scienziati di tutto il mondo per esperimenti sulla fisica delle particelle.
Dal ventre di Madre Terra si esplora l’universo.

Gran Sasso, Parco Nazionale
Gran Sasso, Parco Nazionale

AMBIENTI DEL PARCO

I paesaggi più noti sono offerti dalla catena del Gran Sasso d’Italia, composta di calcari e dolomie che conferiscono alla montagna un aspetto maestoso: pareti altissime e verticali, un paesaggio unico nell’Appennino.
La natura delle rocce favorisce la presenza di doline, grotte e gole scavate dalle acque, ben evidenti a Campo Imperatore e nelle montagne dei Fiori e di Campli (i cosiddetti monti Gemelli), anch’esse di natura calcarea.
Nei depositi morenici e negli anfiteatri sono tuttora leggibili le tracce degli antichi ghiacciai scomparsi.
I monti dela Laga, che raggiungono con il monte Gorzano 2458 metri di quota, si presentano, invece, più dolci e arrotondati per via della loro composizione rocciosa, in cui prevalgono arenarie e marne.
Sono percorsi da numerosi fiumi e torrenti che formano splendide cascate, tra le più alte si ricordano quelle della Morricana, Volpaia, Barche, Cavata, Cento Fonti e Fiumana.

FLORA E FAUNA

La biodiversità vegetale del Parco è racchiusa in un numero: 2651 sono le specie censite.
Tra queste relitti glaciali ed endemismi, come l’androsace di Matilde, l’adonide ricurva, la stella alpina dell’Appennino, il genepì appenninico.
Sul Gran Sasso si preserve l’unica stazione italiana di adonide gialla.
L’animale simbolo è il camoscio d’Abruzzo: a cento anni dall’estinzione sul Gran Sasso è stato reintrodotto con successo e oggi si contano circa 800 individui.
Altri due ungulati, cervo e capriolo, favoriscono la presenza del loro predatore per eccellenza, il lupo.
Tra i mammiferi si annoverano anche martora, gatto selvatico, tasso, faina, puzzola, istrice.
Alle alte quote vive l’arvicola delle nevi, piccolo roditore relitto dell’ultima glaciazione.
Nei boschi e sulle vette nidificano numerose specie di uccelli, tra cui aquila reale, astore, falco pellegrino, gufo reale, gracchio alpino e corallino, pispola, sordone, coturnice.
Le praterie in quota ospitano la vipera dell’Orsini, che qui ha la più consistente popolazione italiana.

Gran Sasso, Parco Nazionale
Gran Sasso, Parco Nazionale

ALCUNE ESCURSIONI…

  • ASSERGI – VALLE DEL VASTO
    Tempo: 4 ore;
    Dislivello: 150 m;
    Partenza: Convento di San Francesco (Assergi).
  • CAMPO IMPERATORE – CORNO GRANDE
    Tempo: 4.30 ore;
    Dislivello: 920 m;
    Partenza: Albergo di Campo Imperatore.
  • DA RIPE ALLE GOLE DEL SALINELLO
    Tempo: 2 ore;
    Dislivello: 130m;
    Partenza: Borgo di Ripe.
  • CEPPO – CASCATE DELLA MORRICANA
    Tempo: 2.45 ore;
    Dislivello: 316 m;
    Partenza: Piazzale del Ceppo.
  • ANELLO DI SANTO STEFANO DI SASSANIO – CALSCIO – CASTELVECCHIO CALVISIO
    Tempo: 3.30 ore;
    Dislivello: 590 m;
    Partenza: Borgo di Santo Stefano di Sessanio.
  • MORTAIO D’ANGRI – VALLONE D’ANGORA
    Tempo: 4 ore;
    Dislivello: 800 m;
    Partenza: Pineta in località Mortaio d’Angri.

ENOGASTRONOMIA

Il territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è uno dei più ricchi “giacimenti” italiani di prelibatezze agroalimentari: sono, infatti, almeno una ventina i prodotti tipicicensiti.
Cominciamo con i formaggi, sia bovini, sia ovicaprini, come l’antichissima Giuncata, il Marcetto o il “cacio coi vermi saltarelli”, il “formaggio degli sposi” di Farindola, la ricotta di pecora stagionata e i vari tipi di pecorini tra cui il Canestrato di Castel del Monte.
Tra i salumi, citiamo la Ventricina, il Cuore di Paganica e il Guanciale amatriciano.
Tra i prodotti della terra, la Saragolla, un cereale antenato degli antichi grani duri, la Pastinaca o carota bianca, il pisello Robiglio, diverse varietà di patate, i ceci di Capitgliano, la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, il melone Tortarello.
E poi miele, distillati come la Ratafià, dolci come i mostaccioli e i fiadoni, vino: davvero tanto!

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