GHIACCIAIO BELVEDERE – MONTE ROSA

PIEMONTE

Il Monte Rosa, il secondo massiccio per quota nelle Alpi, si affaccia sulla Pianura Padana con una straordinaria parete. Nelle giornate serene, la bastionata orientale della montagna, che culmina nelle quattro cime più alte (Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend) si lascia vedere anche da Milano.
Uno spettacolo raro in Europa, e che ricorda quello offerto dalle pareti himalayane del Kangchenjunga, dell’Annapurna e del Nanga Parbat.
Dalla base della parete, ovviamente, lo spettacolo è molto più impressionante.
La parete est del Rosa, che in estate alterna gli speroni rocciosi ai canaloni di neve e alle colate glaciali, si affaccia su Macugnaga e la sua conca dove abbondano le eleganti case Walser in legno.

IL BELVEDERE, IL RIFUGIO E IL LAGO

Un frequentato sentiero conduce dal Belvedere, che si raggiunge comodamente in seggiovia, verso il rifugio Zamboni-Zappa e il vicino lago delle Locce. Entrambi offrono una vista mozzafiato.
L’escursione, che in realtà è una comoda passeggiata, si svolge su un buon sentiero e offre un dislivello limitato, e attraversa all’inizio le ghiaie che ricoprono il ghiacciaio del Belvedere.
Il ghiacciaio, in cui confluiscono le ripide colate glaciali della parete, è uno dei pochi delle Alpi ad attraversare una fase di espansione.
A causa del riscaldamento del clima, nel 2001 si è formato un lago effimero che, in caso di cedimento della parete glaciale, avrebbe potuto causare un’alluvione in fondovalle.
Per questo motivo il bacino è stato prima monitorato (lo è ancora) e poi svuotato con delle pompe.
Una volta raggiunti il rifugio e il lago, vale la pena di concedersi una comoda sosta per osservare le quattro vette principali del Rosa, i colossali seracchi che scendono tra le punte Gnifetti (su cui si vede la Capanna Margherita) e Zumstein, il severo canalone Marinelli e le altre strutture che caratterizzano la parete.
Solo con un binocolo, invece, si può scoprire il piccolo rifugio Marinelli, perduto nell’immensa parete.
Chi cerca un itinerario più lungo, piuttosto che tornare alla seggiovia, può scendere per il bel rifugio che raggiunge la conca dei Piani Alti, tocca l’Alpe Rosareccio e raggiunge l’Alpe Burki e la stazione intermedia della seggiovia. Occorre circa un’ora in più.

Ghiacciaio Belvedere - MonteRosa
Ghiacciaio Belvedere – MonteRosa

QUOTA: da 1940 a 2209 metri;
DSLIVELLO: 350 metri;
TEMPO: 1.15 ore in salita, 1 ora in discesa;
DIFFICOLTA’: T/E;
SEGNALETICA: bianco-rossa;
QUANDO ANDARE: da giugno a ottobre.

ITINERARIO

Da Staffa, capoluogo del Comune di Macugnaga, si raggiunge in breve in auto la frazione di Pecetto (1358 metri), la più alta della conca.
In seggiovia si sale all’Alpe Burki e poi al Belvedere (1914 metri), un piccolo pianoro che interrompe il dosso morenico che divide in due rami il ghiacciaio del Belvedere.
Accanto all’arrivo della seggiovia si trova un ristorante-rifugio, mentre poco più in basso, in una piccola conca, sorge il rifugio CAI Saronno.
Quando l’impianto è chiuso, la salita a piedi richiede 1.30 ore da Pecetto.
Dall’arrivo della seggiovia si segue il comodo sentiero che sale a mezza costa, passa accanto a una costruzione e si affaccia sul ramo meridionale del ghiacciaio del Belvedere. Lo si attraversa con un comodo percorso su detriti morenici, facendo attenzione alle vecchie paline segnaletiche che il movimento della colata ha allontanato dal percorso migliore.

Raggiunta la morena della riva destra orografica (sud) il sentiero la segue per un tratto sul filo, poi devia a sinistra e scende al torrente nei pressi dell’Alpe Pedriola.
Sull’una o sull’altra riva del corso d’acqua si sale al vicino rifugio Zamboni-Zappa (2065 metri, 0.45 ore).
Il panorama, fin dall’inizio della camminata, è magnifico e ricco di dettagli sulla colossale parete del Monte Rosa.
Da sinistra a destra si riconoscono le punte Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend. Un sentiero che prosegue nel valloncello erboso a monte del rifugio conduce al bellissimo lago delle Locce (2209 metri, 0.30 ore), affiancato dal ghiaccio vivo e dai pendii morenici del ghiacciaio.
Il panorama, da qui, diventa ancora più ricco di dettagli sulla parete e sulle sue colate glaciali. Contro il cielo, a sinistra delle vette principali del Rosa, spiccano la cresta Signal e la Punta Grober. Sorvegliano l’estremità opposta della conca la Cima di Jazzi e le vette vicine.
In discesa si segue l’itinerario di salita (1 ora dal lago alla seggiovia).
Se dal rifugio si vuol tornare a piedi all’Alpe Burki, occorre seguire il sentiero segnato che inizia dalla costruzione, e scende ai piedi della Punta Battisti.