Nome scientifico: Foeniculum vulgare Mill.
Famiglia: Apiaceae
Il Finocchio Selvatico è una pianta erbacea perenne fortemente aromatica, completamente glabra, con radice fittonante dalla quale partono numerosi fusti eretti, cilindrici, ramificati, leggermente striati o scanalati.
Talvolta la pianta raggiunge i 2 metri di altezza.
Le foglie, di consistenza carnosa, sono imparipennate, le basali più grandi e rado sono appena inguainanti il fusto, le cauline, hanno una guaina più evidente.
Le infiorescenze ad ombrella, con 4-10 raggi di differente lunghezza, portano piccoli fiori gialli con 5 petali.
Il frutto è un achenio fortemente aromatico.

DISTRIBUZIONE E HABITAT
Il Finocchio selvatico è una specie con areale limitato alle coste del mediterraneo, in Italia è presente in tutte le regioni.
Vegeta da 0 a 1000 m s.l.m su suoli incolti, ruderali.
PARTI UTILIZZATE E PERIODO DI RACCOLTA
Le foglie del Finocchio selvatico si raccolgono dall’autunno alla primavera; i fiori ed i frutti dalla tarda estate fino all’autunno.
Le giovani foglie possono essere consumate crude nelle insalate, le più dure possono essere cotte per aromatizzare carni così come i fiori essiccati.
I frutti secchi sono frequentemente utilizzati per aromatizzare funghi, castagne, patate al forno, per insaporire la salsiccia fresca e per fare tisane.
RICETTA DELLA NONNA
Sugo siciliano al finocchietto selvatico
Fare soffriggere una cipolla e mezzo spicchio d’aglio, aggiungere le foglie ed i giovani getti del finocchio tagliate a pezzi piccoli e lasciar cuocere per qualche minuto.
Aggiungere la passata di pomodoro e un bicchierino di acqua.
Salare e lasciare cuocere per un’oretta abbondante in modo che il sugo divent ibello denso.
Questo sugo è ideale per insaporire cous cous, tabulè e zuppe di verdure.
SPECIE TOSSICHE
Attenzione, può essere confusa con le specie tossiche: Conium maculatum e Ferula communis (piante di maggior dimensioni e odore sgradevole).
NOTE
“Quando voi andate del vino a comprare, attenti state a non farvi infinocchiare”: il proverbio rivela come sia nato il verbo infinocchiare. Il finocchio infatti, con la sua fragranza, altera qualsiasi altro odore o sapore.
Per questo ne facevano spesso uso gli osti imbroglioni per vendere vino che spuntava d’aceto.