ABRUZZO
«Hora descriverò e dissegnerò un Monte che è detto Corno, il quale è il più alto che sia in Italia et è posto nella Provincia d’Abbruzzo».
Inizia con queste parole il racconto della salita al Corno Grande, che il bolognese Francesco De Marchi compie nell’estate del 1573.
Accompagnato da tre “chacciatori di camoccie” di Assergi e da due amici, sale a cavallo fino alla conca di Campo Pericoli, dove i cavalli si devono fermare.
Lo scritto di quattro secoli e mezzo fa non ci spiega dove salga la comitiva tra le ghiaie e le rocce del versante meridionale del Corno Grande.
Se si guarda da Campo Pericoli sembra logico passare a sinistra, verso la Sella del Brecciaio, lungo quella che è oggi la via normale della montagna.
Sappiamo invece che dopo «cinqu’ore e un quarto di fatica» i sei uomini raggiungono finalmente la vetta.
CENNI STORICI
De Marchi, da lassù, descrive lungamente il panorama.
Riscoperto alla fine dell’Ottocento, superato per la prima volta d’inverno nel 1880 dai biellesi Corradino e Gaudenzio Sella, attrezzato sei anni dopo con la costruzione del rifugio Garibaldi, l’itinerario che sale al Corno Grande per Campo Pericoli, la Sella del Brecciaio e le ghiaie del versante settentrionale è anche oggi un grande classico dell’escursionismo sul Gran Sasso.
Dagli anni Trenta, invece che da Assergi, si parte dall’albergo di Campo Imperatore, raggiunto dalla funivia e poi anche dalla strada.
IL PERCORSO
Il percorso, anche se privo di vere e proprie difficoltà, include dei tratti faticosi.
Sulle ghiaie e le elementari rocce che conducono alla vetta si deve fare attenzione a possibili cadute di sassi.
La neve, che è presente fino a luglio e può ricomparire già a settembre, può creare dei problemi seri.
Chi cerca delle varianti più impegnative può seguire la divertente cresta ovest (via delle Creste secondo alcuni segnavia) o la più impegnativa Direttissima, la via normale degli alpinisti, che include tratti di primo e secondo grado.
I panorami sono eccezionali.
Nei fine settimana di luglio, agosto e settembre è notevole anche l’affollamento.

QUOTA: da 2120 a 2912 metri;
DISLIVELLO: 920 metri;
TEMPO: 3 ore in salita, 2.15 ore in discesa;
DIFFCOLTA’: E/EE;
SEGNALETICA: bianco – rossa 101, 103, 3 e 3A, vecchi segnavia giallo-rossi;
QUANDO ANDARE: da luglio a settembre.
Dall’Albergo di Campo Imperatore (2120 metri), che si raggiunge in auto o in funivia da Fonte Cerreto, o con percorsi più lunghi da Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte o Farindola, si segue il viottolo che passa accanto al Giardino Botanico e all’Osservatorio e prosegue verso il rifugio Duca degli Abruzzi.
Al primo bivio si va a destra sul sentiero segnato che traversa ai piedi della Cresta della Portella, gira un crinale ed entra in un ampio circo glaciale dominato dal Monte Aquila. Dei tornanti su terreno ripido portano in cresta presso la Sella di Monte Aquila (2335 metri, 0.45 ore).
Pochi metri più avanti si piega a sinistra verso Campo Pericoli sul sentiero (segnavia 103 e 3) che taglia dei valloni erbosi.
A un nuovo bivio (cartello) si lascia il sentiero che scende a sinistra verso il rifugio Garibaldi e si raggiunge la base (2350 metri) di uno sperone calcareo noto tra gli alpinisti come la Pera.
Da qui il sentiero traversa con una salita via via più ripida le ghiaie del Brecciaio, supera dei tratti scomodi e raggiunge la Sella del Brecciaio (2506 metri, 0.45 ore), belvedere su Campo Pericoli e il Pizzo d’Intermesoli.
Si continua a tornanti, lasciando a sinistra la ferrata Brizio e a destra il sentiero della cresta ovest, ed entrando a mezza costa nella ghiaiosa Conca degli Invalidi.
A sinistra appaiono il Corno Piccolo e le Fiamme di Pietra.
VERSO LA VETTA…
Il sentiero scende brevemente nella Conca, poi risale ai piedi del ripidissimo ghiaione che scende dalla Vetta Occidentale.
A un bivio (2690 metri, 0.30 ore) si lascia a sinistra il sentiero per il Passo del Cannone, la Sella dei Due Corni e il rifugio Franchetti, si piega a destra e si inizia a salire direttamente (segnavia 3A), per ripidi pendii di rocce e ghiaie.
Anche se il percorso è faticoso non vi sono vere e proprie difficoltà.
Il sentiero si tiene a sinistra, occorre fare attenzione alle possibili cadute di sassi. Raggiunto un crinale roccioso ci si affaccia sul ghiacciaio del Calderone, si raggiunge la cresta ovest e si sale per un sentiero sulle ghiaie alla vetta (2912 metri, 0.45 ore).
Il panorama abbraccia le altre vette del Corno Grande, il Corno Piccolo e le altre cime del Gran Sasso, Campo Imperatore e gran parte dell’Appennino centrale.
Nelle giornate limpide appare l’Adriatico. In discesa occorre 1 ora fino alla Sella del Brecciaio e 1.30 ore da questa all’albergo.