Una delle meraviglie indiscusse dell’Abruzzo è il massiccio del Gran Sasso d’Italia, che comprende la vetta più alta di tutti gli Appennini continentali. Il Massiccio del Gran Sasso è un luogo davvero incredibile, capace di creare degli ambienti molto diversi tra loro e a volte impressionanti. E’ stato definito anche il piccolo Tibet. In effetti, in presenza di un clima invernale, vi dà la sensazione di stare altrove, in qualche altro luogo del pianeta, l’Alaska per esempio. Questo luogo famosissimo, Campo Imperatore, è l’altopiano più esteso di tutto l’Appennino. Si estende per venti chilometri a sudest del Gran Sasso e per secoli questo luogo è stato il pascolo estivo per generazioni di allevatori che portavano qui i loro greggi. Oltre l’immenso spazio pianeggiante troneggia il Corno Grande, alto 2912 metrii, mentre il Corno Piccolo è un pò più basso ma di poco 2655 metri.

Nelle giornate in cui il cielo è limpido queste vette si vedono persino dalle coste della Dalmazia, cioè a centinaia di chilometri di distanza. Su questi giganti di calcare è disteso un tetto di ghiaccio. Infatti in una conca circondata dalle vette c’è quello che fino a qualche anno fa era considerato uno dei ghiacciai più meridionali d’Europa il Calderone. Oggi, a causa dell’aumento della temperatura, le dimensioni si sono molto ridotte e ufficialmente non è più classificato come ghiacciaio. Anche se la questione è ancora oggetto di dibattito tra gli esperti di montagna.

Le origini del Gran Sasso risalgono alla preistoria. Diciamo che ha cominciato ad essere visibile con l’emersione degli Appennini all’incirca 6 milioni di anni fa. Nei mari preistorici era un’epoca molto diversa da quella attuale, ma la composizione delle rocce in realtà è ancora più antica. Risale a un’epoca in cui c’erano i primissimi dinosauri. Stiamo parlando di 220 milioni di anni fa, quando sulla Terra c’era un solo supercontinente. Qui non c’erano montagne e neve, c’era un mare caldo, come quello delle Bahamas ad esempio. E sul fondo marino si sono accumulati per millenni e millenni i sedimenti della barriera corallina che progressivamente hanno formato una roccia compatta, la Dolomia sul Gran Sasso.
La dolomia è ben visibile sulla parete sud est del Corno Grande ma ci sono anche rocce di diversa composizione, soprattutto calcarea. Sotto il Gran Sasso, a 1400 metri di profondità , come si sa, ci sono i famosi Laboratori Nazionali del Gran Sasso, un’eccellenza italiana nel campo della fisica, della ricerca, delle particelle.

I Romani lo chiamavano Monte Ombelico perché si trovava proprio al centro della penisola. Nel Medioevo, invece, aveva cambiato nome e tutti lo conoscevano come Monte Corno, ed è solo nel Seicento che venne chiamato Gran Sasso. Una prima scalata fu documentata effettivamente nel 1573 e a realizzare questa impresa è stato un ingegnere militare bolognese.