Roma ha sempre avuto uno stretto rapporto con l’acqua anche nell’arte, nell’architettura e nell’urbanistica.
Questo rapporto nasce tantissimo tempo fa almeno all’epoca dei romani.
In effetti la civiltà romana era conosciuta anche come la civiltà dell’acqua perché riuscì a far arrivare acqua in abbondanza nelle sue città e Roma ne è un perfetto esempio.
Se oggi è la più popolosa città d’Italia allora era la più popolosa città del mondo.
A Roma vivevano tra un milione e un milione e mezzo di persone.
Tutta questa gente ogni giorno doveva usare i servizi igienici e utilizzare l’acqua in vari modi nel proprio lavoro, per la vita quotidiana e così via.
Eppure Roma riusciva ad accontentare tutti con dei veri gioielli dell’ingegneria idraulica: gli acquedotti romani.

GLI ACQUEDOTTI
Abbastanza famoso è l’acquedotto Claudio con le sue splendide arcate che vanno per chilometri nella campagna di Roma lungo l’Appia. A quell’epoca ce n’erano 11 simili a questo che portavano a Roma ogni giorno un miliardo di litri d’acqua corrente.
Solo negli anni 70 si è riusciti a fare meglio ma essendoci allora assai meno abitanti, ogni romano dell’antica Roma poteva disporre del doppio dell’acqua.
Gli acquedotti portavano vita a Roma, erano delle vere e proprie arterie che tutti potevano vedere e ammirare e ancora oggi è così.
Nella città moderna si possono vedere i resti degli acquedotti quasi fossero le ossa di un immenso scheletro preistorico.
E’ distinguibile l’acquedotto Neroniano dove è presente una diramazione che portava dell’acqua alla splendida villa di Nerone, la Domus Aurea, dove passava quindi l’acqua che alimentava le fontane e persino i Ninfei dell’Imperatore.
ACQUEDOTTO TRAIANO
Nei pressi di Villa Pamphili è presente l’acquedotto romano Traiano. Lo si può seguire a lungo sull’Aurelia antica come fanno ogni giorno migliaia di automobili.
Ad un certo punto l’acquedotto scavalca addirittura l’Aurelia antica con il cosiddetto Arco di Tiradiavoli che è stato restaurato dai Papi nel seicento.
Non tutti si accorgono che effettivamente i resti degli acquedotti sono un pò ovunque nel centro di Roma.

DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA
A Porta Maggiore confluivano almeno sette grandi acquedotti se non addirittura 8, era davvero un punto strategico della distribuzione dell’acqua nella capitale. Se ne possono vedere ancora due di questi grandi acquedotti: l’acquedotto Claudio e l’Aniene Nuovo che si sovrappongono dando origine ad un’immensa struttura alta addirittura 32 metri. Su un angolo si vede anche l’arrivo di altri tre acquedotti.
Proprio da zone come queste, molto alte, l’acqua veniva distribuita nelle parti via via più basse della città con un sistema a cascata di piccole centrali dell’acqua che smistavano questo bene prezioso nei vari quartieri e nei vari rioni.
TRAGITTO DELL’ACQUA
L’acqua questo punto seguiva tre vie: una parte andava alle grandi terme dove tutti i romani potevano andare a lavarsi.
Un’altra parte andava alle fontane pubbliche e questa era l’acqua che bevevano i romani, che usavano in casa, in cucina o nelle botteghe, non esisteva infatti l’acqua corrente, in genere e c’era una fontana ogni 80 metri per evitare trasporti troppo gravosi e una terza parte dell’acqua contenuta nei serbatoi andava direttamente nei Palazzi Imperiali ma soprattutto nelle case dei ricchi, dei patrizi, dei “vip” dell’epoca.

CLOACA MAXIMA
C’era anche però chi rubava l’acqua allacciandosi abusivamente alle condotte oppure usufruendo dei tubi di derivazione più larghi del consentito.
Ma il ciclo dell’acqua nella Roma Imperiale non si esauriva una volta arrivati alle terme o le fontane pubbliche ma continuava anche dopo.
Esistevano infatti delle condotte sotterranee che raccoglievano l’acqua ormai utilizzata e sporca dalle terme, dalle latrine, dalle cucine etc.. unendola a quella piovana che ripuliva le strade e poi convogliavano il tutto in grandi collettori come la famosa Cloaca Maxima (una delle più antiche condotte fognarie).

ACQUEDOTTO AQUA VIRGO
Di tutti gli acquedotti romani ce ne è uno che è ancora in funzione è l’acquedotto romano Aqua Virgo lungo 19 chilometri.
Si è salvato perché quasi tutto sotterraneo e anche per l’intonaco fatto di cocciopesto. Porta tutta la sua acqua nella splendida Fontana della Barcaccia a Piazza di Spagna, nella Fontana di Trevi e infine alimenta la Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona, meraviglia del Bernini.
Insomma dietro a questi capolavori del seicento e settecento ce n’è un altro ancora più antico che risale addirittura all’epoca romana.

La differenza rispetto alla Roma Imperiale è che oggi l ‘acqua arriva a casa di tutti gli abitanti, non più solo alle fontane di quartiere e questo significa che bisogna soddisfare una quantità enorme di persone, circa 3 milioni e 300 mila, tra Roma e 54 comuni di provincia e chi gestisce l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua a Roma, come si sà, è l’ACEA.
DA DOVE ARRIVA L’ACQUA
L’acqua arriva principalmente da tre grandi acquedotti: l’acquedotto del Peschiera-Capore, diviso nei rami destro e sinistro, dove le sue fonti si trovano a 90 km da Roma, vicino a Rieti, e l’acqua impiega circa 24 ore per giungere a Roma in parte tramite gravità e in parte in pressione per superare dei dislivelli e l’acquedotto dell’Acqua Marcia.
Queste tre fonti di approvvigionamento forniscono il 95 % dell’acqua alle quali bisogna poi aggiungere fonti minori come il nuovo acquedotto Vergine (Aqua Virgo) l’acquedotto Alessandrino etc. e poi c’è una fonte di riserva, il Lago di Bracciano, la cui acqua viene prelevata e resa potabile in casi di emergenza o durante i picchi estivi.
POTABILITA’ DELL’ACQUA
Considerando le medie annuali ogni giorno a Roma arrivano ben un miliardo e 300 mila litri di acqua e vengono distribuiti su una rete di condotte e tubi che in totale coprono 6.300 chilometri.
Poco fuori Roma, a Grottarossa, nei laboratori dell’ ACEA tra i più grandi d’Europa, vengono condotte delle analisi per tenere sotto controllo la potabilità dell’acqua di Roma. Bisogna dire che Roma è una delle poche città al mondo che non hanno bisogno di trattare le proprie acque perché queste sono già potabili alla partenza quando sgorgano dalla sorgente, tuttavia dal momento che l’acqua di Roma impiega più di un giorno per arrivare attraverso gli acquedotti e poi dal momento che deve stazionare a lungo dentro i grandi osservatori di raccolta si preferisce aggiungere dell’ipoclorito di sodio per evitare eventuali inquinamenti batterici.
Per quanto riguarda invece l’inquinamento da sostanze tossiche nocive, esistono altre strategie. Innanzitutto si tengono sotto controllo in tempo reale parametri come la torbidità, la conducibilità dell’acqua, i cloro residui etc.. Nei laboratori vengono inoltre condotte ogni giorno analisi chimiche, biologiche, tossicologiche sull’acqua in più punti della rete, dalle sorgenti ai serbatoi di distribuzioni fino alle fontanelle.

IN CONCLUSIONE
Roma è stata chiamata in tanti modi in passato: la città eterna, Caput Mundi, ma anche Regina Aquarum cioè letteralmente la regina delle acque. lo era più di duemila anni fa e lo è ancora oggi grazie sia alle tecnologie moderne ma grazie anche a questo straordinario accumulo nei secoli di capolavori di ingegneria idraulica.